
Cosa succede nella mente dello psicologo durante un incontro
Cosa succede nella mente dello psicologo durante un incontro?
Quando ci sediamo di fronte a uno psicologo, spesso ci chiediamo cosa stia davvero accadendo dall’altra parte. Cosa osserva? Cosa ascolta? Come riesce ad accompagnarci, con discrezione e professionalità, nel nostro percorso personale?
Lo psicologo non è un giudice, né un consigliere. È un professionista che costruisce con noi uno spazio sicuro, in cui possiamo sentirci accolti, ascoltati e compresi.
Un ascolto diverso: attivo, profondo, autentico
Durante ogni colloquio, lo psicologo esercita un ascolto attivo, prestando attenzione non solo alle parole pronunciate, ma anche al tono, al ritmo della voce, al linguaggio del corpo. Ogni dettaglio diventa un frammento prezioso per comprendere ciò che stiamo vivendo interiormente.
L’empatia come bussola
L’empatia è uno degli strumenti principali. Significa entrare in risonanza emotiva con chi si ha davanti, senza giudicarlo e senza sovrapporre le proprie esperienze. È un atteggiamento di apertura, che permette al paziente di sentirsi visto, senza sentirsi osservato.
Le domande che aprono possibilità
Lo psicologo non dà risposte preconfezionate, ma pone domande aperte, che aiutano ad esplorare pensieri, emozioni e comportamenti da nuove angolazioni. L’obiettivo non è trovare “la soluzione giusta”, ma attivare nuove consapevolezze.
Riflessione, osservazione e sintesi
Nel corso dell’incontro, lo psicologo:
riflette ciò che il paziente racconta, restituendogli emozioni e pensieri per renderli più chiari;
osserva espressioni, posture e segnali non verbali;
ricapitola, sintetizzando ciò che è emerso per facilitare comprensione e rielaborazione.
Nessun giudizio, solo spazio di crescita
Un aspetto fondamentale è l’atteggiamento non giudicante. Lo psicologo accoglie la persona così com’è, con la sua storia e le sue fragilità, senza etichette. Solo in un clima di fiducia e rispetto reciproco, è possibile affrontare davvero il cambiamento.
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